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Grana Padano e Parmigiano Reggiano: 21 indagati per forme contraffatte

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REGGIO EMILIA – Migliaia di forme di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano contraffatte. La vicenda risale a più di tre anni fa, ma di qualche giorno fa è la chiusura delle indagini. Tra i capi di imputazione si è aggiunta l’associazione a delinquere finalizzata a reati di frodi alimentari.

Nel marzo del 2015 furono settemila le forme di formaggio sequestrate dai carabinieri. Diverse persone, tra cui tre imprenditori, produttori di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, furono indagati in concorso tra loro per contraffazione. Si tratta di persone gravitanti nell’orbita della Nuova Castelli, azienda che però non risulta coinvolta dai fatti.

Secondo la procura è stato utilizzato un conservante non consentito dai disciplinari, e in commercio sono finite forme difettose, con buchi all’interno e imperfezioni sulla crosta. Controlli furono eseguiti in più province dell’Emilia Romagna e della Lombardia.

L’inchiesta, titolare è il pm Maria Rita Pantani, si è chiusa da pochi giorni. Gli indagati, in concorso tra loro e a vario titolo, sono ventuno. Tra loro c’è anche Giuseppe Alai, all’epoca dei fatti presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Reato contestato: l’abuso d’ufficio. Alai al telefono con Telereggio si dice stupito della notifica: “Come ente – dice – siamo stati per primi noi a denunciare le irregolarità”. L’ex numero uno di via Kennedy, ha già chiesto di essere sentito dal pubblico ministero. Il suo avvocato fa sapere che, essendo privata la natura del Consorzio, il capo d’accusa non sussiste.

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